Al Magazzino Tabacchi della Mole l’associazione MALTE, per la ‘Giornata mondiale del Rifugiato’, offre un affascinante spunto di riflessione.
“Non sarà che gli uccelli, che vedono il mondo dall’alto, ne sanno molto più di noi ‘terrestri’? Magari anche sul tema delle migrazioni. Sabato (ore 18.30) al Magazzino Tabacchi della Mole di Ancona l’associazione MALTE, per la ‘Giornata mondiale del Rifugiato’, offre un affascinante spunto di riflessione con ‘La langue des oiseaux’, progetto europeo di cui è capofila, e da cui è nato il lavoro multilingue Mille e Uno, Tausend und Eine, Thousand and One, testo di scrittura collettiva portato in scena da stranieri residenti nelle Marche,
per la regia di Sonia Antinori, il training di Andrea Caimmi, la mediazione di Stefania Scuppa e il sostegno di Birke Horvath Muller. «L’idea nasce dal vedere tanti stranieri con conoscenze ed esperienze di alto livello, costretti a fare altri lavori – spiega Antinori -. Perché buttare via queste ‘teste’ e tenerle in una situazione di sudditanza? L’obiettivo è favorire lo scambio e l’incontro tra lingue e culture diverse. Ma anche facilitare per tutti sia la partecipazione a pratiche artistiche sia una carriera nel settore culturale. Gli otto migranti vengono da Palestina, Venezuela, Iraq, Argentina, Nigeria, Bielorussia, Bangladesh e Russia. Nessuno fa il lavoro per cui si è formato. Il bengalese, grafico e videomaker laureato in Letteratura inglese, fa il commesso in un negozio di cinesi’.
Domanda: come raccontare le migrazioni, magari la storia di chi ha perso tutto e rischia la vita per arrivare in Europa?’.
Antinori spiega: «Mi è venuta in mente la lingua degli uccelli, metafora medievale per un ‘esperanto animale’. Ho immaginato che gli uccelli si incontrino, e raccontino la loro storia, ognuno nella propria lingua. Sono dialoghi, a coppie, che affrontano temi come il cambiamento climatico, la modificazione ecologica, la guerra. E’ un progetto modulare Si possono scrivere infinite storie, e sceglierle a seconda della situazione. Gli uccelli raccontano il mondo umano dal loro punto di vista. C’è quello costretto a migrare verso nord, c’è l’albatro che va sempre più lontano a cercare pesci senza pezzi di plastica, che ucciderebbero i suoi piccoli, e talvolta non torna al nido». Alla fine Caimmi recita un passo dell’Antigone: ‘Nulla è più terribile dell’uomo’…
Nota Antinori: «Un’opera scritta 2500 anni fa. Sembra che nulla sia cambiato». Gli uccelli lo sanno, e indicono un’assemblea per ‘salvare’ gli uomini dall’estinzione. Forse dovremmo prendere esempio da loro, migranti in un cielo che è lo stesso per tutti.
Raimondo Montesi, Il Resto del Carlino, 23.06.2023